The Blasters - S/t




Slash records SR -109 - 12/81

  1. Marie Marie
  2. No Other Girl
  3. I'm Shakin'
  4. Border Radio
  5. American Music
  6. So Long Baby Goodbye
  7. Hollywood Bed
  8. Never No More Blues
  9. This Is It
  10. Highway 61
  11. I Love You So
  12. Stop The Clock
Ad inizio anni settanta, gli Stati Uniti ed il Regno Unito prima, l'Europa ed il resto del mondo subito dopo, riscoprirono gli anni 50: la musica, l'abbigliamento, la cultura.
Film come "American Graffiti, serie Tv come "Happy Days, Vecchie Glorie del r'n’r (in realtà cantanti di poco più di 40 anni, all' epoca considerati cariatidi) fecero tornare di moda la Cultura di circa 15 anni prima.
Probabilmente l'operazione nostalgia fu anche studiata a tavolino, l'inizio dei seventies, soprattutto negli Usa, aveva già fatto capire che la sbronza del "Peace & Love" era finita: Charles Manson, gli Hell's Angels, Altamont, la criminalità in aumento, il Vietnam, Nixon, il Black Power, la crisi economica, avevano cancellato i sogni e le illusioni dell’ era hippie.
La nixoniana maggioranza silenziosa (middle age e middle class) aveva bisogno di un ritorno verso qualcosa di rassicurante e tranquillo.
Il decennio fifties era quello che ci voleva: mogli tranquille a casa a crescere i figli, nessuna ribellione (o quasi), famiglie con serenità economica, poca droga nelle strade (nei anni cinquanta l’uso degli stupefacenti era diffuso soltanto fra cantanti, jazzisti ed artisti), neri al loro posto, tabù sessuali, il tutto condito da una ipocrisia tipicamente WASP e borghese. In realtà la maggioranza silenziosa si innamorò di un ricordo o di una immagine abbastanza “finta” degli anni cinquanta, decennio che in realtà era tutto tranne che a misura di famiglia.
Fortunatamente oltre a telefilm tranquillizzanti e ottimi film, venne riscoperta anche la musica, soprattutto in UK, dove i Teds erano sempre stati presenti, dove Gene Vincent e Vince Taylor  erano degli idoli e nuove band come Crazy Cavan, Matchbox e Polecats continuavano a predicare  il verbo rockabilly che si sarebbe trasformato ad inizio anni ottanta nello Psychobilly.
In America oltre a band come gli Sha Na Na (musicalmente non proprio il massimo, nonostante il loro debutto a Woodstock) questo revival iniziò ad attirare e formare personaggi che ad inizio anni ottanta crearono un nuovo modo di intendere sia la cultura che la musica fifties, tra questi : i Cramps (immensi e fondamentali per la riscoperta degli anni cinquanta in tutto e per tutto), gli Stray Cats e  gli "Americani" Blasters.
Dave Alvin fondò i Blasters a fine anni settanta a Downey California, cresciuto con il fratello Phil ascoltando vecchi 45 giri di r'n'r e r'n'b pare appartenenti alla loro baby-sitter, dopo aver scoperto di avere la stessa età di Johnny Rotten e quindi di non essere cosi vecchio  per non potersi dedicare alla musica; iniziò a formare diverse band fino ai Blasters.
Blasters primi anni ottanta
La line up comprendeva oltre a Dave chitarra solista, il fratello Phil alla voce, il bassista John Bazz ed il batterista Bill Bateman.
I quattro iniziano a suonare in giro quella, che come dirà uno dei loro brani più famosi, è pura: "American Music" : rockabilly anni cinquanta certo, ma anche e sopratutto riferimenti che toccano lo swing, il cajun. il blues, il Boogie.
La band entra in contatto con Rockin' Ronnie Weiser proprietario della etichetta Rollin' Rock (per la quale incide anche il grandissimo Ray Campi, rocker originario dei fifties che continuava e continuerà a suonare rockabilly fino a giorni nostri), per la quale incidono il loro primo Lp "American Music" limitato in 4000 copie. Il disco  fece conoscere la band  agli addetti ai lavori, il fatto che i Blaster non fossero una semplice Rockabilly band (molto forti i legami sia musicali, che di attitudine ,che di amicizia con i gruppi della scena Punk- Rock di L.A. : X, Screamers, Gun Club..), insieme ad una gestione non "adatta" della band (accompagnarono nell' estate del 1980  per alcune date i Queen!!!) fecero sì che i Blasters si misero alla ricerca di una etichetta che riuscisse a valorizzarli meglio.
La scelta ricadde sulla neonata Slash ,che stava lanciando molte nuove band californiane. La Rollin' Rock infuriata ritirò dal commercio le copie rimanenti di "American Music" (uno dei motivi per cui le quotazioni del disco sono alle stelle), ma la Slash decise di fare le cose in grande: reincisero alcuni dei brani già presenti nel disco "American Music" e in studio ci furono ospiti illustri : l'ex pianista dei Canned Heat Gene Taylor (in realtà quinto Blaster a tutti gli effetti),e i sassofonisti Lee Allen (leggenda del r'n'b anni 50, avendo suonato con Fats Domino, Dave Bartholemew ed altri) e Steve Berlin.
I tre brani presenti anche in "American Music" sono : la energica e solare "Marie Marie" (diventata un Hit in UK l'anno precedente nella versione di Shakin' Steven), la cover country con venature yodel di "Never No more Blues" e la stupenda "American Music", puro r'n'r inizio anni ottanta con un testo che è  il vero e proprio manifesto dei Blasters:
It's a howl from the desert, a scream from the slums
The Mississippi rollin' to the beat of the drums
They wanna hear some American music, American music
They wanna hear that sound right from the U.S.A.
Nella Side A troviamo ancora il super r'n'b boogie di  "No Other girl", la cover di Little willie John "I'm Shakin" super brano errebi stomp con i fiati in super evidenza, il piccolo grande classico "Border Radio" (diventerà titolo e colonna sonore del omonimo film di Alisson Anders) ed è uno dei brani che sintetizza meglio il sound dei Blasters, molto fifities ma con un occhio di riguardo a quanto di nuovo stava accadendo in California.
Ultimo brano del lato A è "So long baby Goodbye" fiati e melodia si rincorrono alla perfezione in questo r'n'r pop alla "Palisades Park". Una side A da urlo.
Il lato B si apre con "Hollywood Bed" con il piano -boogie di Gene Taylor in evidenza, ancora nel lato B troviamo il r'n'r di "This is it" e le due bellissime cover, il Blues di "Highway 61" e la super versione di "I love you so" di Bo Diddley" che servirà a tante band lo-fi di fine millennio da ispirazione.
Chiude il disco ancora una cover azzeccatissima , il puro r'n'r trascinante di "Stop the Clock" (Bob Ehret e Damon Robertson,1957), dove i Blasters si divertono alla grande.
Il disco ebbe, sopratutto nell' ambiente underground, notevole successo (in America fu anche un successo di pubblico visto che l'lp arrivo alla 36° posizione di Billboard), la musica dei quattro, anzi cinque ragazzi risvegliò la passione in vecchi fanatici di r'n'r e sopratutto in Europa avvicinò nuovi adepti a questa musica.
La carriera dei Blasters continuò, raccogliendo consensi  e successi sia per i live che per gli Lp, con l 'uscita del live "Over There" (1982), di "Non Fiction" (1983) e del bellissimo "Hard Line" (1985).
Dave Alvin abbandonò i Blasters per dedicarsi alla carriera solista, formò con gli amici della punk band degli X i Knitters e divenne con il passare del tempo anche produttore, mentre la band lo sostituì con Hollywood Fats (morto nel 1986 R.I.P.).
Saltuarie apparizioni live dei Blasters hanno tenuto in piedi il nome del gruppo, che produce dischi e suona ancora oggi.
Foto della label della mia copia in vinile di BSK3680, seconda stampa probabilmente 1982, dopo che la Slash iniziò ad essere distributa dalla Warner Bros
The Blasters - So long Baby Goodbye (sample)

Tonypop

...un semplice appassionato

3 commenti:

  1. una bellissima stagione per il rock'n'roll quella .tra le migliori di sempre.

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  2. vero, grande stagione per grandi gruppi spesso sottovalutati....molti sono da riscoprire, personalmente questi gruppi (X, Blasters, Prisoners, Jam, Specials, Cramps...) mi hanno fatto conoscere gruppi degli cinquanta, sessanta che non conoscevo
    una altra grande stagione è quella del 70-73, un periodo spesso dimenticato da enciclopedie rock ed affini, che lo considerano sol oun passaggio tra gli anni sessanta e il punk, ma in realtà uscirono veri capolavori.

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