The Miracle Workers - Overdose





Love's  Simple Dreams  Records - LSD -025-10 - ?/87

  1. Rock'n Roll Revolution In The Streets Pt. 2
  2. Lights, Camera, Action
  3. Just Can't Find A Better Way To Waste Your Time
  4. No Use
  5. Without Her Around
  6. When A Woman Calls My Name
  7. She's Got A Patron Saint
  8. Teenage Head
  9. When Are You Gonna Care
  10. Little Doll

I Miracle Workers, da Portland Oregon, furono tra i maggiori esponenti della ondata del revival garage punk della prima metà degli anni ottanta.
Subito dopo i prime movers Chesterfield Kings e Fuzztones, i Miracle Workers (insieme a Unclaimed, Pandoras, Lyres, Graveddiger V solo per citare i primi che mi vengono in mente) riportarono in auge il garage punk dei sixties, il fuzz sound  ed i  gruppi oscuri dei mid sixties americani aiutati anche dalle decine di compilation che uscivano in quel periodo da "Peebles" ai leggendari "Back from The Grave".
Furono tra gli artefici del neo garage sound  degli anni ottanta, che in forma minore continua tutto oggi, ma furono anche tra i primi (insieme sempre ai Chesterfield Kings di “Don’t open till Doomsday”) ad “evolversi” verso suoni  più hard e seventies  in direzione  MC5, Stooges e  Blue Cheer.
I Miracle Workers (nome preso dal megaclassico di Brogues e Chocolate Watch Band “I aint’ no a Miracle Workers”, in Italia è nota la versione “Ragazzo di Strada” dei Corvi)  si formano  in Oregon nel 1982 grazie a Gerry Mohr cantante e al bassista Joel Burnett. Ad inizio 1984 la formazione è stabilizzata con Gene Trautman alla batteria, Matt Rogers chitarra e Denni Demiankow alle tastiere, quest’ ultimo già attivo a fine sessanta.
Sfruttano l’onda del garage punk revival e pubblicano nel 1984 prima L’ EP  “Miracle Workers” su Moxie (con ancora Jeff Grassi alla batteria) e  poi il mini lp su Sound Interesting “1000 Micrograms of Miracle Workers”. Ottengono un buon seguito soprattutto in Europa (Italia, Germania, Grecia, Spagna e Svezia che sono  anche i paesi più attratti dal garage revival) che permette loro di ottenere un contratto con la storica Voxx Records e pubblicare nel 1985 l’lp  “Inside Out”.
Il disco è accolto benissimo dai fans del garage punk che stanno spuntando come funghi (siamo negli anni ottanta e il movimento neo garage ha, sempre a livello underground, parecchi fans) e il loro seguito viene rafforzato da una serie di Tour in America ed in Europa. Joel Burnett abbandona e viene rimpiazzato Robert Butler , Demiankow lascia anche lui il gruppo ma la band prosegue senza tastierista.
Il loro sound, come detto, si evolve verso un hard di inizio settanta (sempre senza dimenticare le radici garage) e a Berlino per la piccola etichetta tedesca Love's Simple Dreams  registrano nel 1987 “Overdose”.
Come detto insieme a “Don’t Open till Doomsday” dei Chersterfied Kings è il primo segno di un “Imbastardimento” del genere, segno che all’ epoca non venne molto ben accolto dai puristi del garage, ma che forse con il senno di poi ha permesso  una evoluzione del genere che ha portato poi anche alla nascita del grunge ad in inizio anni novanta.
Quindi Garage punk, Stooges, MC5, Stones, Blue Cheers, Rock’n’ roll, fuzz, wah- wah, hard e beat trovano posto in “Overdose”, che non è certo un disco innovativo in assoluto, ma lo era relativamente al 1987.
Ottime le due cover “Little Doll “ degli Stooges e la bellissima “Teenage Head “ dei “Famin’ Groovies (nel 1987  mi fece scoprire una grande band come i Groovies).
Altro punto di forza del disco è la bellissima “When a woman call my name”, song potente ed ultraballabile al tempo stesso (basta considerare che è presente nella compilation “Beat Club” rappresentativa del sixties sound ballabile deli anni 2000).
Troviamo poi delle ballad alla Stones con tanto di  background garage come “She’s got a petrol saint” e “Just can’t find a better way to waste your time”, o il garage selvaggio “Where are you gonna care”scritta da Demiankow.
I primi due brani sono invece puro Detroit Sound : “Rock'n Roll Revolution In The Streets Pt. 2” già dal titolo una chiara ispirazione agli MC5 e  “Lights, Camera, Action”( all’epoca avevo letto che era dedicata a Federico Fellini), ottimi brani, potenti rumorosi e trascinanti.
“No use” e “Without her around” sono potentissime, più punk la prima e più garage la seconda, che forse oggi sembra troppo scontata.
Come detto il disco fu apprezzato e denigrato al tempo stesso, personalmente come già accennato lo trovo un buon disco che indica la strada per una evoluzione (che poi si è verificata ) del garage sound, genere che comunque ho amato e amo molto. Il disco forse è  più attuale  oggi  che nel 1987.
Il problema dei Miracle Workers fu però che non seppero tenere sotto controllo questa loro evoluzione, nel 1989 pubblicarono il “molle” “Primary Domain” dove una produzione fiacca non valorizza neanche i brani buoni, che comunque ci sono, del disco.
Nel 1991 usci per la Triple X di Jeff Dahl “Roll out the red carpet”, la band si sciolse l’anno successivo (Gene Trautman aveva già abbandonato il gruppo) e nel 1995 si riformarono per “Anatomy of a Creep” sempre su Triple X.

Foto della label della mia copia in Vinile di LSD-025-010, in stile ultra pysch. l'altra label è nera con scritte bianche e vengono riportati entrambi i titoli delle due facciate.


Miracle workers - "When a woman Call my name" - (sample)

Tonypop

...un semplice appassionato

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